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Structures defining Architecture
atti del convegno online
Atti del convegno internazionale:
Verso un'architettura organolettica
Edificare in legno
Structures Defining Architecture
Ing. Hermann Blumer
L’architettura in legno può essere molto semplice, quasi spontanea, ma anche straordinariamente complessa. E’ il caso delle maestose coperture lignee create da Shigeru Ban. Dietro a queste strutture, leggere e aeree, si nasconde un grande lavoro di ricerca e innovazione nel campo dell’ingegneria del legno e il nome dello strutturista svizzero Hermann Blumer che lavora al fianco dell’architetto giapponese dal 2005 in progetti come il centro Pompidou a Metz e la Golf Clubhaus di Yeoju, in Corea.
In una copertura come quella del centro Pompidou, dalle curve sinuose ispirate dai copricapo orientali in paglia, i problemi erano innumerevoli: come è possibile piegare i listelli di legno nella giusta direzione? Come unirli tra loro? Come montarli, in quota oppure a terra? Come garantire la qualità necessaria? Queste domande hanno occupato l’Ing. Blumer per settimane, inducendolo ad intraprendere un lungo percorso di ricerca, fino all’individuazione della soluzione finale: una rete di listelli di legno intrecciati, collegati tra loro per mezzo di un giunto. Una soluzione testata più volte su modelli a scala reale, prima di essere approvata.
Oggi, l’aerea copertura del Centro Pompidou è conosciuta nel mondo e nel 2009 una tecnologia analoga è stata utilizzata in Corea per realizzare la copertura di un’esclusiva Clubhouse.
Un progetto ispirato, questa volta, alla forma degli alberi. Infatti, come per gli alberi di una foresta, i massicci pilastri lignei fungono da tronco, e le loro chiome si intrecciano a formare una grande copertura (76x36 metri) a 13 metri di altezza. Un’opera realizzata in meno di otto mesi, definendo la superficie della copertura, sviluppandone la costruzione, eseguendo i calcoli statici e costruendo e programmando una macchina di nuovo tipo per la lavorazione a controllo numerico.
I vari elementi di legno sono stati realizzati in Svizzera e trasportati per nave in Corea dopo un viaggio di sei settimane, Qui sono stati assemblati, grazie al lavoro di una squadra ben affiatata di specialisti esperti.
Come già a Metz, anche per la copertura di Yeoju il problema tecnico risiedeva nella definizione matematica esatta della posizione geometrica della superficie della copertura. Grazie a programmi realizzati in proprio e dalla ditta ”Designtoproduction“, i dati relativi a questa superficie hanno potuto essere trasferiti e utilizzati fra le applicazioni per il calcolo strutturale, per la lavorazione e per il montaggio.
Grazie alla digitalizzazione completa dei dati, le modifiche nella geometria dei 16.000 metri lineari di travetti di legno hanno potuto essere prese in considerazione fino alla fine. La quantità di dati ha superato tutto quello che avevamo conosciuto fino ad ora: ad esempio hanno dovuto essere calcolati 30 casi di carico su un sistema con 20.000 nodi e 30.000 barre.
Il modello strutturale astratto, ma molto dettagliato, ha permesso di reagire immediatamente alle continue richieste provenienti dalla progettazione con risposte puntuali. Il nuovo approccio della lavorazione tridimensionale delle barre di legno – al contrario dell‘imposizione di una forma finale, che porta sempre a continue divergenze e correzioni – ha permesso di migliorare in modo essenziale la precisione della prefabbricazione. La precisione delle forme fino ai decimi di millimetro ha permesso di procedere al montaggio di entrambe le costruzioni in modo rapido e senza intoppi.
Questo modo di procedere ha portato anche a vantaggi economici essenziali; lo sviluppo ulteriore della tecnica di elaborazione dei dati permetterà in futuro un miglioramento ulteriore della redditività economica. Il desiderio di utilizzare le conoscenze acquisite per altri progetti è molto forte: Shigeru Ban sta già proponendo coperture simili in altre parti del mondo e sta costruendo un edificio in legno di 6 piani a Zurigo: dopotutto, il futuro del legno risiede proprio nelle mani degli architetti.