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Mollino 1954 reloaded

La casa capriata finalmente prende vita

La Casa Capriata progettata da Carlo Mollino per la X Triennale di Milano (1954), una delle sue case ideali rimasta incompiuta, a distanza di cinquant’anni si trasforma in realtà, grazie al Politecnico di Torino e all’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino, che nell’ambito del XXIII UIA World Congress Torino 2008 ne riprendono il progetto originario e realizzano una Passivhaus d’alta quota: il rifugio Carlo Mollino. Selezionato nel 2007 come progetto di eccellenza per lo sviluppo sostenibile dell’Euroregione Alpi Mediterraneo di Alpi365Expo Biennale della Montagna, e recentemente premiato come migliore progetto di edilizia sostenibile, nell’ambito del Real Estate Awards 2008, dimostra l’attualità del progetto molliniano. Il cantiere avviato nel corso dell’estate del 2008 sarà completato nel corso dell’autunno del 2009. A Gressoney Saint Jean, nel comprensorio sciistico di Weissmatten a quota 2100 m, la Casa a triangolo, o Casa Capriata, potrà essere ammirata nella scenografia descritta sulle pagine di “Domus”: “E’ la casa portata addirittura sul luogo di lavoro, sul campo da sci. Due capriate formano l’orditura del tetto, il quale è poi la casa stessa racchiusa completamente tra due falde molto inclinate. Viene realizzata una scatola calda, staccata dal suolo”.

A-frame house

Il tema dell’abitazione contenuta fra due falde a forte spiovente definisce negli anni ’50 una particolare tipologia di edificio, l’A-frame house, che ricorre in molti progetti molliniani, secondo un processo di trasfigurazione della baita attraverso il quale Carlo Mollino elabora un importante contributo sul tema dell’edilizia prefabbricata in legno per la seconda casa. Mollino si ingegna a dimostrare come la riduzione al minimo del numero degli elementi di serie  possa garantire la ricchezza di soluzioni spaziali e tipologiche. Nell’ambito di questo progetto Mollino oltre ad affrontare la sperimentazione di tecniche costruttive ingegnose ed innovative, si confronta con il rapporto fra la costruzione e l’ambiente: “Pare che improvvisamente il paesaggio montano, luogo della nostra errante contemplazione, o meglio rapido passaggio, sia divenuto tabù, luogo sacro e intoccabile come non mai nei tempi passati.” Riproporre oggi un progetto di architettura consegnato alla storia ha comportato analizzare diverse interpretazioni della medesima idea progettuale, soppe-sare indizi e orientamenti differenti, rintracciare le indicazioni disperse su tavole di progetto, lettere e documenti, ma anche registrare l’innovazione dei materiali, dei sistemi e componenti edilizi a cui la ricerca progettuale dell’architetto torinese è sempre stata fortemente orientata:

«Nuovi materiali, nuove tecniche, possono e devono, come per il passato, dar modo di creare una architettura montana espressione di un mondo attuale idealmente coerente: dovere dell’architetto, oggi più che mai, di creare (se può) a dispetto delle istanze di una maggioranza».

Citazioni tratte da C. Mollino, Tabù e tradizione nella costruzione montana, 1954

Rifugio Carlo Mollino, Weissmatten
Gressoney Saint Jean (AO), quota 2100
www.casacapriata.polito.it

  • Modello ligneo (arch. Edoardo Baglione)
  • Render (arch. Fabrizio Valpreda Politecnico di Torino DIPRADI)