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Intensità domestiche

Leggerezza, rapidità, consistenza, molteplicità, esattezza, visibilità: sono le proposte per questo millennio che nel 1985 Italo Calvino lanciava nelle »Lezioni Americane«. E sono anche le qualità degli interventi qui presentati. Da Amburgo alle vallate montane, da Zurigo alla pianura trevigiana, passando per la bucolica campagna inglese e i tetti di Linz, questi progetti dimostrano la capacità del legno di creare una domesticità intensa adatta alla vita contemporanea. Alla voce »intenso« il dizionario dei sinonimi elenca: energico, vivace, profondo, radicato, vivo, ricco, solido, sicuro. E che il legno sia tale lo affermava già Antonello da Messina nella sua rappresentazione dello studio di San Girolamo ben compresa da Georges Perec, e lo ribadisce lo studio MVRDV con la casa realizzata per il progetto »living architecture« (www.living-architecture.uk.co). Per meglio approfondire le ragioni e le conseguenze del costruire in legno, quattro interventi sono presentati a 360°, dove a una lettura critica segue un dialogo fra le diverse figure coinvolte nel processo progettuale: committente, architetto, strutturista. Oltre a disegni planimetrici e di dettagli, numerose fotografie illustrano le soluzioni adottate. In particolare, il reportage invernale realizzato da Gaia Cambiaggi dimostra come un edificio ligneo sia confortevole in ogni stagione. Plurale, versatile, espressivo, il legno ha abbandonato il cliché rurale ed è riconosciuto come un materiale urbano, high-tech ma naturale, rinnovabile e a basso impatto ambientale, ideale per il futuro. Un materiale la cui produzione avviene nel bosco, una »fabbrica« che lavora a tempo pieno e al contempo offre spazio ricreativo, immagazzina CO2 e, come »scarto di lavorazione«, produce ossigeno. Il bosco, l’albero, il legno sono cose vive che permettono l’abitare in un mondo di architetture e di spazi capaci di memorie e di emozioni, come ben raccontano le citazioni seguenti. Parafrasando Leopardi: e l’abitar m’è dolce in questo legno. 

* Alberto Alessi , Direttore materialegno

Lo studio è un mobile di legno posato sul pavimento piastrellato di una cattedrale. Poggia su una pedana alla quale si accede grazie a tre scalini e comprende principalmente sei scomparti carichi di libri e di oggetti diversi. Tutti questi elementi sono fissi, ovvero costituiscono il mobile vero e proprio, ma sulla pedana ci sono anche una sedia, quella su cui è seduto il santo, e un cassone. […] Lo spazio intero si organizza intorno a questo mobile (e il mobile intero si organizza intorno al libro): l’architettura glaciale della chiesa (la nudità delle piastrelle, l’ostilità dei pilastri) si annulla: le prospettive e le verticali cessano di delimitare il solo luogo di una fede ineffabile; e non servono che a fornire la scala del mobile, a permettergli di iscriversi: al centro dell’inabitabile, il mobile definisce uno spazio addomesticato che i gatti, i libri e gli uomini abitano serenamente. 

Georges Perec, Specie di spazi (1974), Bollati Boringhieri, Torino 1989