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Un tarlo in città
L’ampliamento di un complesso residenziale del dopoguerra a Amburgo è l’occasione per una convincente sperimentazione tipologica e formale
La città è un’invenzione umana strabiliante. È un luogo di civiltà, di esercizio della tolleranza, di convivenza nelle differenze. Le città sono costruzioni dense, ambienti condivisi di contatto fisico, di vitale contaminazione. Forse, come progettisti, il nostro compito più importante è »fare durare e dare spazio«, come scriveva Italo Calvino, a quell’angolo felice che esiste, sempre, in ogni città, anche nelle situazioni urbane più compromesse. È un’impresa »rischiosa«, che »esige attenzione e apprendimento continui«.
La nuova sede della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé è una presenza inattesa, un volume curvo che si intravvede galleggiare al centro della corte in cui si è appoggiato, ancorandosi in pochi punti. Il nuovo edificio lascia spazio, a terra, per un giardino di betulle, un'isola vegetale nel denso contesto minerale della città. La nuova architettura, che ospita gli archivi Pathé, alcuni spazi espositivi, una sala proiezioni di 70 posti e gli uffici della Fondation, è una »creatura« organica che reagisce positivamente alle condizioni del contesto. L'idea è quella di rispondere al programma funzionale e rappresentativo richiesto dalla Fondation aumentando contemporaneamente la qualità dello spazio circostante alla nuova architettura.
Subito al di là della facciata storica, che viene mantenuta, si trova una prima costruzione, trasparente e simile a una serra, che funge da ingresso. Da questo spazio lo sguardo può spingersi all'interno della corte, incontrando il corpo principale e poi traguardandolo attraverso il piano terreno vetrato fino ad arrivare al giardino di betulle sul fondo dell'isolato. I caratteri di questa nuova architettura sono fortemente connessi con i vincoli del sito e con i requisiti che il progetto doveva soddisfare. Il rispetto delle distanze dalle costruzioni limitrofe migliora le condizioni generali di illuminazione e di ventilazione; la riduzione della superficie occupata a terra ha permesso di realizzare il giardino interno. La parte superiore dell'edificio principale è vetrata, e questo fa sì che gli uffici della Fondazione godano ampiamente della luce naturale. Grazie all’uso del legno, che permette una struttura agile e delicata, questa architettura vive di leggerezze e di trasparenze. Durante il giorno la Fondation è una presenza discreta ma decisa nella vita del quartiere, di notte diviene una magica apparizione luminosa.
Renzo Piano, da una conversazione con Anna Foppiano, Mostra Renzo Piano Building Workshop – Pezzo per pezzo, Palazzo della Ragione Padova, 2014
Architettura
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Fotografie
Michel Denancé