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Ampliare, accostare

Le ragioni, i modi

Testo: Alberto Alessi

Le ragioni

Il movimento moderno, fino alla seconda metà del XX secolo, nel suo impeto entusiasticamente rinnovatore aveva volutamente trascurato l’esistente per dedicarsi alla definizione del nuovo, alla costruzione del contemporaneo. È stato un momento necessario e fondamentale per il chiarimento e la definizione di standard abitativi adeguati e disponibili per tutti. Oggi queste conquiste sono acquisite, e all’utile machine à habiter si è aggiunta la consapevolezza di un altrettanto necessario spazio di continuità. È divenuto ormai evidente che funzionale, utile, sostenibile, ecologico, non vuol dire solo poter misurare i lux e i m2 di luce naturale o i kw⁄ h di energia consumata, ma anche saper curare, tutelare e recuperare l’esistente, così da migliorarne le performance tecnologiche, da ridurre al minimo lo sfruttamento del suolo, e da garantire l’eterogeneità e la varietà sedimentatadell’abitare. Ciò richiede la volontà di sapere, di conoscere, di entrare in contatto con le cose e i diversi modi di vivere che, come la biodiversità, è indispensabile preservare per evitare che la globalizzazione non sia una semplice omogeneizzazione, ma un arricchimento per tutti. Oggi perciò non é più sostenibile realizzare edifici come risultato di un funzionalismo secco e diretto, che non permette variazioni di uso o trasformazioni nel corso del tempo. Oggi fare architettura richiede un saper intervenire sempre e ovunque con una sensibilità attenta, curiosa e disponibile all’ascolto, al dialogo, al confronto positivo. Questo è vero a maggior ragione nell’esistente: ciò significa innanzitutto imparare a leggere quanto si ha intorno, e farlo divenire proprio nei modi e nelle possibilità contemporanee.

I modi

Ampliare, accostare, allargare, ingrandire, aumentare, dilatare, distendere, estendere, approssimare, socchiudere, avvicinare, associare, assomigliare, familiarizzare. L’estensione dell’esistente è una crescita che può avvenire in molti modi e forme, lungo un arco di tempo molto esteso, e che presuppone la disponibilità di uno spazio aggiuntivo non edificato. Ma essendo tale estensione necessariamente in contiguità o in prossimità con l’esistente, ciò garantisce il minimo consumo possibile di spazio inedificato, e la possibilità di approfittare delle strutture e delle infrastrutture già disponibili, ottimizzandole. Anche qui è necessario conoscere bene l’esistente, ma più per stabilire un dialogo che per ragioni statiche. Un ampliamento può avvenire anche per contrasto, per differenza materiale e strutturale rispetto all’esistente, ma sempre in piena consapevolezza delle sue qualità. L’ampliamento spesso non aumenta solo i m2 di superficie utile, ma accresce anche il valore simbolico dell’edificio, accompagnandone e magnificandone la presenza. Così l’imperatore Adriano nella sua Villa a Tivoli, realizza una sorta di biblioteca architettonica, dove ogni edificio, che si aggiunge all’insieme, rimanda al contempo ad un modello lontano e risponde alla topografia e agli altri edifici che lo affiancano. Così interviene Francesco Borromini nella realizzazione dell’Oratorio dei Filippini a Roma a fianco della Chiesa di Santa Maria in Vallicella. Così operano Gunnar Asplund nell’ampliamento del Municipio di Göteborg, Carlo Scarpa nella nuova ala della Gipsoteca di Canova a Possagno, o Peter Zumthor nell’estensione di Casa Gugalun.

Anche negli interventi di ampliamento il legno può risultare la soluzione vincente, e i tre progetti che seguono vogliono dimostrarlo. Da un lato il nuovo volume realizzato da Gerhard Mitterberger per la Winzerhaus di St. Nikolai im Sautal dialoga in contrappunto con il recupero dell’esistente, come in un brano musicale dove il tono che segue dà senso a quello che lo precede. E viceversa. Dall’altro, accostando alla stazione ferroviaria dismessa di San Lugano un Ostello della Gioventù come fosse un gruppo di vagoni fermi sui binari, gli architetti Pardeller Putzer e Scherer recuperano al luogo la possibilità di tramandare un significato storico altrimenti dimenticato. A Saint Loup infine, una cappella temporanea, realizzata in pochissimo tempo e in una forma spaziale inattesa, permette a una comunità religiosa di estendere il proprio spazio di preghiera durante i lavori di restauro della propria chiesa storica. Un forte ampliamento temporaneo che diviene permanente nella memoria di chi lo ha vissuto.

Le tecniche

Testo: Andrea Bernasconi

Le technice

La forma più semplice dell’intervento strutturale sull’esistente è quella dell’ampliamento per accostamento di nuovi elementi e nuove strutture. I casi in cui questo tipo di intervento può essere con­ siderato come una struttura, nuova e indipendente dall’esistente, sono però decisamente poco frequenti. Le ragioni sono molteplici e possono essere ricondotte anche in questo caso alla necessità di conoscere la parte esistente e di concepire l’intervento aggiuntivo in modo da evitare ogni tipo di conflitto strutturale e fisico. Il concetto stesso di ampliamento implica la continuità fra l’esistente e la parte aggiunta, fra il vecchio e il nuovo.

L’ampliamento impone la continuità degli spazi fra l’esistente e il nuovo. La realizzazione di una struttura indipendente da quella già esistente rappresenta la soluzione strutturalmente più semplice. Le soluzio­ ni costruttive che permettono la continuità degli spazi fra il nuovo e il vecchio non pongono di regola grossi problemi. Il diverso comportamento strutturale dell’esistente rispetto al nuovo ­ non solo in caso di sollecitazione sismica, ma anche al normale stato di esercizio ­ deve essere assorbito con giunti e materiali appositi, che possano assorbire deformazioni e spo­ stamenti diversi fra le due parti della costruzione. La definizione del comportamento strutturale della parte esistente è tanto essenziale quanto quella della parte nuova della costruzione.

Rinunciando all’indipendenza strutturale fra il nuovo e l’esistente spesso si possono ridurre i costi dell’am­ pliamento e risparmiare spazio. La soluzione più fre­ quente è quella dell’aggiunta di pareti, solai e coper­ tura sotto forma di ampliamento della costruzione esistente. La struttura esistente assicura in questo caso la stabilizzazione (controventatura, stabilità al vento e al sisma) della parte aggiuntiva. Interventi di questo genere sono economicamente interessanti, proprio perché non si realizza una costruzione nuova, ma si procede all’ampliamento di una costruzione esistente. L’uso del legno è anche in questi casi parti­ colarmente interessante, in quanto l’aggiunta di elementi leggeri ­ rispetto all’esistente ­ permette di non dover intervenire sulla struttura esistente con misure di rinforzo. Una struttura esistente massiccia di pietra e calcestruzzo non dovrebbe avere difficoltà ad assicurare la sicurezza sismica ­ o la semplice contro­ ventatura ­ di un ampliamento annesso realizzato come costruzione leggera. Interventi di questo tipo sono molto interessanti e semplici in presenza di un numero di piani molto limitato della parte di am­ pliamento. Nel caso di strutture con più di due piani, un’analisi dettagliata dell’insieme della struttura portante è indispensabile. È possibile sfruttare la parte nuova quale rinforzo strutturale dell’esistente; in questo caso l’intervento non può però più essere considerato come ampliamento o accostamento, ma come ripristino o ristrutturazione dell’esistente, e le priorità del progetto strutturale devono concentrarsi prima di tutto sulle esigenze della struttura esistente.

Con l’entrata in vigore definitiva nel 2009 delle Norme Tecniche per le Costruzioni ­ note agli addetti ai lavori come DM08 ­ la costruzione di legno, indipendente­ mente dal tipo di intervento sull’esistente o ex novo, dispone di una base normativa completa e attuale dal punto di vista tecnico e scientifico. Lo strutturista alle prese con una costruzione di legno trova in questo documento, e in quelli cui lo stesso rimanda esplicita­ mente, tutte le indicazioni necessarie all’applicazione strutturale dei materiali e delle tecnologie più moderne della costruzione in legno. Nel medesimo documento sono regolamentate anche le procedure di certifica­ zione e di garanzia della qualità, cui non solo i proget­ tisti, ma anche i produttori e i costruttori devono sottostare.

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Alberto Alessi, architetto e critico, direttore editoriale di mate­ rialegno. Studia architettura presso il Politecnico di Milano, l’ETH di Zurigo, l’Ecole d’Architecture Paris­Villemin. Nel 1994 apre il proprio studio, prima a Roma e poi a Zurigo. Docente presso la Hochschule Luzern, la Hochschule Liechtenstein e l’Università di Ferrara. Ha curato numerose pubblicazioni e manifestazioni.
www.albertoalessi.com

Andrea Bernasconi, ingegnere civile ETH Zurigo (CH). Responsabile scientifico di promo_legno. Incarichi di docenza in diverse scuole universitarie europee. Contitolare di uno studio di ingegneria civile a Lugano. Professore di costruzioni in legno alla Scuola di Ingegneria di Yverdon (CH). Consulente del Politecnico di Graz (A).
www.lignum.at