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Nel 1935 l’Università di Venezia incarica Carlo Scarpa del restauro di Ca’ Foscari, risa­ lente al 1453, per renderla sede del Rettorato, degli uffici e di aule universitarie. In due anni Scarpa realizza il nuovo ingresso al piano terra e definisce i due grandi spazi della Sala Conferenze e dell’Aula Magna ai piani superiori, interpretando in maniera esemplare la grande polifora quattrocentesca della facciata sul Canal Grande, dove dise­ gna una nuova vetrata che pone arretrata rispetto al filo delle colonne gotiche, che lascia invece libere: un intervento di restauro, forte e rispettoso della distinzione e successione dei momenti storici, che farà scuola. Nel 1954, vent’anni dopo il primo intervento, Scarpa è nuovamente convocato a Ca’ Foscari, questa volta per trasformare l’Aula Magna in spa­ zio per lezioni. Per far ciò, decide di utilizzare gli elementi di noce, ciliegio e faggio recu­ perati dallo smantellamento del progetto degli anni Trenta, e di riassemblarli in una nuova composizione spaziale e formale, a creare un diaframma divisorio fra l’aula e il corridoio di passaggio, caratterizzato da colonne a forma di albero e da pannelli mobili rivestiti di stoffa, che permettono di isolare l’aula dal via vai degli studenti, senza tuttavia impedire alla luce proveniente dalla polifora di facciata di illuminare il tutto. In un’intervista del 1978 (Electa, 1984), Scarpa spiega che a Ca’ Foscari

“ero interessato ad esplorare la rela- zione con il mondo esterno attraverso le aperture e l’organizzazione interna dello spazio. Per questo motivo i pilastri di legno sono giustapposti alle finestre: per la loro posizione e geometria formano un’entità, mentre il cambiamento di materiali esalta i differenti aspetti dell’edificio. Per questa ragione, ho ancorato così le colonne al pavimento con giunti e parti metalliche: l’aggancio si risolve chiaramente. Questi sono argomenti che hanno sempre interessato ogni costruttore, solo che le soluzioni sono diverse a seconda delle varie epoche. Penso che qui sia il punto debole dell’eclettismo: l’importante del passato non so- no tanto le soluzioni finali, quanto i temi proposti, cioè i punti critici che si devono risolve- re in un edificio.”

Dove originariamente era una sala gotica, Scarpa rinnova prima uno spazio aulico, e realizza poi un’aula per lezioni e un passaggio raccolto, ma luminoso, creando così, e più volte, uno spazio nello spazio, moltiplicando le possibilità per un’architettura secolare di essere contemporana e attuale.

Ca’ Foscari, aula Mario Baratto

Fotografie

Gianantonio Battistella ©CISA – A. Palladio